Usa: creati 248.000 posti di lavoro, disoccupazione sotto il 6%

analisi titoli 2Prove di rimbalzo per i mercati europei dopo la batosta subita ieri (soprattutto da Piazza Affari) in reazione alla riunione Bce di Napoli e soprattutto alla successiva conferenza stampa del presidente, Mario Draghi. L’indice FTSEMIB registra infatti un progresso dell’1%. Bene anche gli altri listini del Vecchio Continente, con Francoforte però chiusa per festività. A spingerli è per il momento anche il dato migliore delle attese sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, dove in settembre sono stati creati 248mila posti, ben oltre le attese di 215mila. Scende di poco lo spread BTp-Bund a 140 punti base, con il rendimento del decennale italiano però sempre al 2,33%. L’euro perde quota e scivola a 1,2550 dollari cambio euro/dollaro e ai minimi da due anni, condizionato anche dai deludenti indici Pmi europei.

Bce senza punti di riferimento
Ieri la reazione dei mercati all’appuntamento clou della riunione Bce è stata veemente: il listino milanese ha lasciato sul terreno quasi il 4% (peggiore seduta degli ultimi 19 mesi), facendo decisamente peggio del resto d’Europa; vendite, anche se di misura inferiore, si sono viste anche sui titoli di Stato, mentre l’euro ha momentaneamente rialzato la testa. Limitandosi a rivelare i dettagli tecnici del piano di riacquisti di Abs e covered bond di prossima partenza, ma evitando di fornire cifre precise sull’esatto ammontare di asset che saranno comprati sul mercato (come invece hanno chiaramente fatto a suo tempo la Fed e la Banca del Giappone) Draghi ha chiaramente scontentato gli investitori.

«Una chiara indicazione di acquisto mensile, come accaduto nel caso della Fed, avrebbe probabilmente costituito una misura concreta dello stimolo quantitativo che l’autorità monetaria europea intende dare, soprattutto se al momento appaiono
esclusi acquisti di titoli di Stato», sottolinea Paolo Guida, Vice Presidente di Aiaf. Francoforte si è invece lasciata libera la possibilità di decidere in modo arbitrario l’importo (e di conseguenza la misura dell’allargamento del bilancio Bce) a seconda dello scenario che si verrà a creare, ma la mancanza di un punto di riferimento non è stata evidentemente ben accolta dagli operatori.

In calo gli indici Pmi europei (Germania esclusa)
Le cifre superiori alle previsioni sull’occupazione Usa (il tasso è sceso al 5,9%, per la prima volta sotto la soglia del 6% dal 2008), un segnale di rinnovata vitalità per l’economia a stelle e strisce, potrebbero però condizionare la Federal Reserve ed eventualmente spingerla ad anticipare un eventuale aumento dei tassi. Intanto in Europa gli indici dei direttori d’acquisto (Pmi) del settore servizi hanno registrato, sempre in settembre, una nuova battuta d’arresto: l’indicatore italiano è sceso a 48,8 punti da 49,8 del mese precedente (sotto quindi la soglia «recessiva» dei 50 punti), quello francese a 48,4 da 50,3, quello spagnolo a 55,8 da 58,1. Unica eccezione la Germania, in risalita a 54,1 da 53,7. L’indice generale composito (cioè settore manifatturiero+servizi) per l’Eurozona ha rallentato a 52 punti, minimi da 10 mesi, contribuendo anche a frenare momentaneamente i listini e l’euro. Migliori delle attese invece le vendite al dettaglio, salite ad agosto in Eurolandia dell’1,2% rispetto al mese precedente e dell’1,9% annuo.

 

 

 

 

 

 

 

di Maximilian Cellino leggi su- Il Sole 24 Ore

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