La materializzazione di Brexit

brexitL’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea è stata sancita dal voto di ieri giovedì 23 giugno 2016. Un’alba di incognite si è dunque aperta oggi all’indomani del voto, quando il fronte dei “leave” ha surclassato con quasi un milione di voti in più di chi voleva rimanere nell’UE. Sicuramente quanto successo ha dato una grande lezione politica: mai sottovalutare il potere di elettori arrabbiati!! Il risultato di questo referendum ha fatto scattare campanelli d’allarme per quanto potrebbe succedere in altre parti del Regno Unito (leggasi Scozia, Galles ed Irlanda del Nord). Seppur vero che non ci occupiamo di politica, in questi frangenti, i mercati mantengono altissima l’attenzione su quanto le scelte politiche successive a fatti di proporzioni storiche come questa possono portare in termini economici, ma soprattutto per l’influenza che le stesse scelte andranno ad avere tra altri membri dell’UE ed ai possibili “emulatori” della scelta isolazionista di Brexit!

La reazione dei mercati sarà ovviamente un “bagno di sangue” quantomeno nella giornata odierna ed almeno nelle prime sedute della prossima settimana. Momenti di panico a cui seguirà la classica “quiete dopo la tempesta”. Tralasciando la vena poetica cosa ci aspetta ora? Crolli generalizzati in tutte le borse mondiali, con Sterlina e titoli finanziari a guidare i ribassi. Per le banche, in particolare, non sarà una novità, continueranno a muoversi sulla scia di quanto visto già nelle scorse settimane, con venti di burrasca soprattutto per le banche italiane, ma occhio anche ai colossi tedeschi (Deutsche Bank su tutte). Le vendite pioveranno copiose su tutti i listini e indistintamente su tutti i settori, tranne forse lo sparuto gruppo di titoli del settore turistico ed alcuni dei gestori di aeroporti (britannici in testa ovviamente), tra i pochissimi che potrebbero beneficiare di una sterlina ai minimi e trasformare una meta tradizionalmente cara in una molto più accessibile.

Potrebbero sorprendere anche i listini americani, con una reazione più “pacata” rispetto all’Europa,  e sicuramente ben lontano dall’eguagliare record come il sell-off che portò ad un -22%, nell’indimenticato lunedì nero del 1987. E nemmeno avvicinarsi al -50% dei mesi seguenti la grande recessione vissuta nel biennio ’08-09.

Ci sarà una corsa ai cosiddetti “beni rifugio”, oro su tutti ,con una probabile impennata che porterà i future del metallo prezioso a sfondare i massimi dal 2008. In direzione opposta si muoveranno le obbligazioni del Tesoro americano, con una discesa che potrebbe spingersi fin ai minimi dal 2012.

I riflettori saranno ora tutti puntati sulle scelte che i governatori delle varie Banche Centrali metteranno in atto: Federal Reserve e Bank of England su tutte! Non ci si aspetta nulla di clamoroso nell’immediato, anche i banchieri centrali vorranno prima valutare le mosse politiche che seguiranno a questo voto, con le ormai certe dimissioni del premier britannico Cameron, con la nomina di un successore e, cosa fondamentale per capire il futuro di questa scelta, in che direzione andranno i negoziati che giocoforza dovranno partire tra il nuovo premier e l’Europa per la formalizzazione dell’uscita dall’Unione.

Il comun denominatore di oggi e, siamo propensi a credere del prossimo mese anche se in costante diminuzione, sarà la volatilità. Accentuata dai volumi in calo del periodo estivo, trasformerà il mercato in una sorta di gigantesca montagna russa, con variazioni importanti in entrambe le direzioni, per la felicità dei scalper ed heavy trader e per altrettante notti insonni di chi lavora sul lungo periodo. Chi avrà, invece, sicuramente terreno fertile sono gli amanti dello stock picking, capaci di scovare sempre le giuste opportunità nei momenti di turbolenza, approfittando di prezzi “in saldo” per titoli con fondamentali solidi e p/e di sicuro affidamento, penalizzati solamente dal fatto che il 51,9% dei votanti al referendum “Brexit” ha detto Sì, invece di no!

di Andrea Semprebon – MG Consulting & Solution

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